venerdì 6 giugno 2014

Donne nell'arte. Per la serie "sedotte e abbandonate": Agar!

Tra le tante protagoniste ed eroine rappresentate nell'arte, una di quelle che da sempre mi ha più colpito è Agar. Già dal significato del suo nome, la poverina doveva capire che la sua non sarebbe stata un'esistenza facile. Agar, infatti, significa "straniera". Ma facciamo un passo indietro.
Abramo e Sara (sì proprio loro, quelli che appaiono nel libro della Genesi) sono una coppia felice. A quanto si dice lei era bellissima, tanto che Abramo, per paura di essere ucciso da qualcuno che voleva sua moglie, fà dichiarare a Sara che lei è la sorella e non la sua consorte. C'è un unico problema: Sara è sterile. Ci provano e ci riprovano ma niente. Ora, visto che all'epoca non esisteva la procreazione assistita, l'utero in affitto, ecc. ecc, Sara ha una super genialata e pensa bene di offrire al maritino la sua schiava egiziana. E qui entra in gioco la povera Agar. Serve assolutamente che Abramo lasci su questa Terra la sua progenie e, come avrebbe detto tanti secoli più avanti Machiavelli, il fine giustifica i mezzi. Sara offre, senza mezzi termini, Agar in moglie ad Abramo e Abramo, zitto zitto, fà quello che dice la moglie e si presta al "sacrificio" di copulare con Agar. La bella e giovane schiava egiziana, fertile e in salute, rimane subito incinta e dopo nove mesi, sforna un bellissimo maschietto e lo chiama Ismaele. Ma non è finita qui. A 90 anni ormai suonati Dio concede a Sara il dono di un figlio. Un altro bel maschietto che prende il nome di Isacco. Ovviamente scatta subito la gelosia nei confronti di quella poveraccia di Agar che, in fondo, non c'entrava proprio nulla. Sara comincia a dare il pilotto ad Abramo e gli martella la testa (come solo noi donne sappiamo fare) finché lui, non sopportandola più, decide di mandare via Agar e il suo figliolo. Che brutta faccenda! Agar si incammina verso il deserto di Bersabea insieme ad Ismaele, dotata solo di una pagnotta di pane e una borraccetta da bici colma di acqua. Non è che le prende l'ansia...di più! Ad un certo punto, quando lo sconforto è al massimo, decide di mollare il fanciullo sotto un cespuglio e di allontanarsi perché non vuole vederlo morire. Ma io dico...proprio nel deserto ti dovevi incamminare? Va bene forse non c'era tutta questa scelta. Ma Dio decide di aiutare Agar e le invia un angelo il quale le dice di aprire gli occhi e di smetterla di disperarsi perché l'Altissimo ha grande progetti per Ismaele. Lei apre gli occhi e vede una grande pozza d'acqua dove abbevera suo figlio. E tutti vissero felici e contenti...o quasi!
In quante ci siamo sentite come Agar? Lei è la campionessa delle "sedotte e abbandonate", la "donna usata e poi gettata" per eccellenza, la disperata capitata nel posto sbagliato e nel momento ancora più sbagliato, bersaglio dei capricci di Sara. Certo noi non ci incamminiamo nel deserto dopo l'abbandono ma il percorso è arduo lo stesso...lacrime a fiumi, attimi di isterismo, shopping sfrenato, numerosi barattoli di Nutella consumati in poco tempo e la cosa bella è che non arriva nessunissimo angelo a salvarci! 
E gli artisti di tutti i tempi? Erano tutti uomini! Come l'hanno rappresentata la povera Agar? Secondo loro l'arte come poteva rendere giustizia a questa fanciulla dal cuore spezzato? Vediamo qualche esempio:


Giovanni Carnovali, detto il Piccio, tra il 1838 e il 1840, dipinge questa bellissima tela dedicata al momento in cui l'angelo (piuttosto bruttino direi) dice ad Agar di prendere in braccio il figlioletto (che, ormai piuttosto grandicello, con quella borraccia vicino alla testa, sembra più un adolescente dopo la sua prima sbronza) e di farlo bere dalla pozza fatta apparire da Dio. Il Piccio, si sà, fu uno dei protagonisti della stagione verista italiana e, tanto per non smentirsi, rappresenta Agar nel pieno di una reazione super realistica. Pare infatti che stia dicendo: "mi prendi per il c...?". Tutto sommato, comunque, è un bellissimo quadro, con una luce soffusa, colori smorzati e una dolce malinconia.


Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, è sempre stato uno dei miei pittori preferiti. Visse e lavorò nel pieno '600 e, da professionista qual era, non poteva non dedicare almeno una delle sue numerose tele ad Agar. Ma lui, al contrario di tanti altri, non scelse l'episodio del deserto ma quello in cui Abramo ripudia la schiava egiziana. Guardare questo quadro mi mette addosso sempre un po di disappunto. Agar è quasi spavalda nel suo guardare Abramo quasi come se stesse pensando "spero che spenderai tutti i tuoi soldi a Imodium"! Ismaele è disperato, povero bimbo. Abramo alza una mano e con l'altra indica la strada ad Agar. E' fortemente accigliato (lui eh) e vuole apparire in tutti i modi freddo e distaccato. Ma chi mi fa rodere di più è Sara! Lei non appare quasi mai nelle varie rappresentazioni di questo episodio ma il Guercino decide di infilarcela e, da genio qual era, la sbatte all'estrema sinistra della scena, dietro la colonna, come una comare che spia una scena imbarazzante e la rende ancora più antipatica. "Mo sei contenta Sarè?" gli dirà dopo Abramo. Bella prova artistica però mio caro Guerci. Non solo è eccellente la tecnica e i colori ma fantastica è stata la scelta di come trattare il tema. Good!

Anche nel '700 non poteva mancare chi si dedicasse a rappresentare la nostra amica Agar. Questa volta ci pensa Pompeo Batoni (si sembra la marca di un sapone però si chiamava così) pittore neoclassico, in eterna sfida col Mengs. Nel 1776 sforna questa bellissima opera. A differenza del Piccio che spedisce Agar in un posto poco ospitale (il deserto appunto) Batoni pensa bene di inviarla in un'oasi, a mio avviso, da sogno e le fa apparire un angelo che più angelo non si può: biondo, elegante, con movimenti fluenti...sembra quasi di respirare il suo soave profumo. In fondo Pompeo era un vero gentiluomo, cosa vi aspettavate? Agar è bellissima. Certo un'egiziana bionda è un po un controsenso. Ha una stola arancione ampissima (pensa che caldo) ed emana quasi un senso di rilassatezza estrema (notare la posa) ma elegantissima. Tutto il quadro esprime eleganza, tranne quel poraccio di Ismaele che, a sinistra del quadro, giace inerte come se fosse tornato alle sei di mattina dalla discoteca più sbronzo dell'Ismaele del Piccio. Ma vogliamo parlare dei colori? Dell'aria che sembra di respirare solo ammirando questo capolavoro? Delle bellissime ali dell'angelo? Insomma: Pompeo 10 e lode!

Molti altri artisti hanno profuso il loro impegno e le loro capacità nel rappresentare questo episodio. Sono contenta per Agar: magari se ne è dovuta scappare nel deserto ma, in barba a Sara, rimane lei la protagonista assoluta. Siamo state tutte un po Agar in fondo no?

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